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La chiesa di Santa Barbara dei Librai

La fondazione della chiesa di Santa Barbara dei Librai, detta anche Santa Barbara alla Regola ed edificata sulle rovine del Teatro di Pompeo (nelle vicinanze di Via dei Giubbonari), non è ricordata da nessuna fonte. Il documento più antico è rappresentato da un’iscrizione,... [+]

La fondazione della chiesa di Santa Barbara dei Librai, detta anche Santa Barbara alla Regola ed edificata sulle rovine del Teatro di Pompeo (nelle vicinanze di Via dei Giubbonari), non è ricordata da nessuna fonte. Il documento più antico è rappresentato da un’iscrizione, tuttóra esistente all’interno della chiesa, riferibile al patronato esercitato nel secolo XI dal prefetto Giovanni de Crescenzio, che vantava il titolo di Patricius Romanorum governando di fatto la città, e a sua moglie Rogata, senatrice dei Romani. La Chiesa, di ridottissime dimensioni, si affaccia su una piazzetta trapezoidale (Largo dei Librari) la cui leggera pendenza assicura un effetto scenografico. Dell’impianto romanico della chiesa non rimane quasi nulla, essendo stata integralmente restaurata in stile barocco nel secolo XVII (la facciata è di Giuseppe Passeri).

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La facciata della chiesa di Santa Barbara dei Librai

In facciata, accolta da una nicchia che sormonta il portale, vi è la statua di Santa Barbara, opera dello scultore Ambrogio Parisi (1676-1719), che stringe un ramo di palma come simbolo di martirio.

Durante il papato di Leone X (1513-1521) la Chiesa acquistò il titolo cardinalizio e lo mantenne fino a quando Sisto V (1585-1590) lo revocò. Pochi anni prima del rifacimento, nel 1601, la chiesa venne ceduta da Clemente VIII (1592-1605) alla confraternita de Librari fondata un anno prima. Alla denominazione canonica quindi vennero aggiunti i  titoli di S.Tommaso d’Aquino e di S.Giovanni di Dio, protettori della categoria. Nel 1634 un grande incendio distrusse un edificio attiguo alla chiesa; si creò così uno spazio libero occupato dall’attuale piazzetta antistante l’edificio sacro.

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Lapide di sepoltura dedicata ai confratelli

Le confraternite romane, ovvero le corporazioni di arti e mestieri o Universitas, tra Cinquecento ed Ottocento rappresentarono per la cittadinanza un saldo punto di riferimento sia religioso che sociale. Dal XV secolo a Roma, sulla falsariga di Subiaco, si diffuse la stampa a caratteri mobili; il  progressivo aumento della richiesta di libri stampati, soprattutto ad opera della Curia romana, comportò la nascita della prestigiosa confraternita che, inizialmente, comprendeva stampatori, legatori e librai.

Oltre ad essere patrocinatrici delle attività artistiche ed intellettuali della città, le Universitas finanziavano abbellimenti e restauri a scopo devozionale delle chiese a loro affidate rimanendone poi totalmente legati. Ancora oggi entrando in chiesa si può leggere, sulla lastra della cripta destinata ad accogliere le spoglie dei confratelli, l’epigrafe che recita: “SODALIBUS BIBLIOPOLIS DONEC APERIATUR LIBER AETERNITATIS” – “[luogo destinato]Ai confratelli di Bibliopoli fino a quando si aprirà il libro dell’eternità”.

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Crocifisso del XIV secolo circondato dalle pitture di Luigi Garzi ('600)

All’interno della chiesa (con pianta a croce greca) riccamente decorata si conservano di particolare pregio artistico un crocifisso ligneo del Trecento, circondato dalle pitture seicentesche del Garzi, ed un trittico del secolo XV, Madonna con Bambino e i Santi Michele Arcangelo e Giovanni Battista. Dal recente restauro del trittico (1992), eseguito dall’ICR, sono emerse due importanti indicazioni: la data di composizione (1453) e il nome dell’autore, un Leonardo da Roma non meglio identificato. Dello stesso Garzi sono la maggior parte delle pitture che decorano pareti e soffitto, mentre nella cantoria si conserva un organo seicentesco.

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Madonna con Bambino, con S.Barbara, S.Tommaso d'Aquino e la confraternita (Claude Mellan)

Ogni confraternita esibiva un tipico e preciso vestiario, così che il sodalizio d’appartenenza fosse immediatamente riconoscibile. In particolare quello dei confratelli Librari, consisteva in una tunica di tela bianca  stretta da una cintura di cuoio rosso coperta da una piccola mantellina con cappuccio di lana nera con sopra l’immagine di S.Tommaso d’Aquino. Curiosa la consuetudine da parte del capo del sodalizio di regalare ai confratelli più diligenti tre once di pepe. Nell’affresco qui di fianco riportato sono rappresentati alcuni confratelli che vestono il tipico abito.

Quando nel XIX secolo la confraternita si sciolse la chiesa venne sconsacrata e utilizzata come magazzino. Abbandonata e trascurata per tutto il XX secolo, negli anni ’80 del ‘900 finalmente venne restaurata e riaperta al culto; oggi, oltre alla celebrazione della messa, promuove ed ospita attività artistiche, culturali e concerti di musica sacra. Di particolare interesse il presepe sulle “arti e mestieri nella Roma del ‘700” che dal 2005 viene allestito in occasione della festa di Santa Barbara (4 dicembre), rimanendo esposto fino al febbraio successivo.

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S.Barbara dei Librari (incisione del secolo XVII - Museo di Roma)

Testi e Foto: Maria Mazzella
A cura di Patrizia Fortini

-Bibliografia-

– Christian Hülsen, Le chiese di Roma, 1975, pp.204-205

-Mariano Armellini, Le Chiese di Roma dalle loro origini sino al secolo XVI, Roma, 1887, pp. 147-148.

– Claudio Crescini – Antonio Martini, Le confraternite romane: arte, storia, committenza, Roma,2000

-Aurelio Rigoli, Confrater sum: la lunga tradizione dell’associazionismo laico-religioso in Italia: i tesori delle Biblioteche, degli Archivi e dei Musei, Palermo,2004

-Gaetano Moroni Romano, Dizionario di Erudizione storico-ecclesiastica da S.Pietro sino ai nostri giorni, vol.LXXXIII, Venezia, 1857, pp. 136-137

-Antonio Nibby, Roma nell’anno MDCCCXXXVIII, Roma, 1839 pp. 120-122.

-Angelo Pietrangeli, Rione VI – Parione, parte 2, in Guide Rionali di Roma, Roma, 1977, pp. 164-166

-Roma, in Guide d’Italia, Touring Club italiano, Milano, 1999, p. 406.

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